AIUTIAMO I BAMBINI

04.10.2014 11:41
Nel momento in cui si incita un bambino che fa sport, sia che si tratti del proprio figlio, sia che si tratti di un componente della squadra che si allena, le parole e le emozioni che vengono utilizzate da parte dell'adulto, sono determinanti sull'effetto che tale incitamento procurerà.
 
Se l'adulto vive il momento sportivo del bambino che incita come un'occasione, più o meno consapevole, per appagare il proprio desiderio di emergere e di mettersi in mostra, il modo in cui esorterà il giovane atleta, a scendere in campo o ad allenarsi, inevitabilmente farà trasparire l'importanza di impegnarsi per essere il più bravo, per fare bella figura. In questo caso al bambino viene insegnato prima di tutto che il metro di misura utilizzato per valutare se stesso e gli altri è il livello di prestazione, inoltre che la vittoria è un modo per spiccare rispetto agli altri. Se si incita il piccolo calciatore dicendogli frasi come "Cerca di essere il più bravo", "Se vinciamo dimostriamo di essere i migliori", "Gianni e Piero sono meglio di te" non solo si esalta il valore della prestazione, ma si induce il bambino a dare molto peso al confronto con gli altri. Ciò appesantisce le dinamiche emotive che si aggirano attorno alla competitività, la quale, se viene affrontata con spirito sportivo e serenità, preclude i suoi aspetti costruttivi. Ma non quando si focalizza soltanto sul bisogno di essere il più bravo di tutti.
 
Sarebbe bene esortare i bambini, anziché al confronto con gli altri, a misurarsi con i propri livelli prestazionali precedenti, così da motivarli ad impegnarsi durante gli allenamenti e la gara, attraverso la consapevolezza dei propri progressi.
 
Per riuscire a trovare le parole e l'enfasi giusta affinchè l'incitamento del genitore o dell'allenatore sia adeguato ai bisogni del bambino, è necessario prima di tutto che l'adulto si renda conto, prima di esortare, che desiderare di emergere attraverso la performance sportiva dei bambini che si seguono nello sport, è un bisogno volto a compensare le proprie inadeguatezze inconfessate.... I bambini giocano soltanto per divertirsi e sfogarsi praticando sport. A loro di essere i migliori non gliene importa niente
 
Si potrebbe quindi incitare un bambino semplicemente dicendogli: "Bravo! Sei migliorato!", "Hai visto come sei più veloce nella corsa rispetto a un anno fa?"
Evitando di dire: "Sei diventato il più bravo!", "Hai visto che corri più veloce di Marco e Matteo?
 
Essere genitori è un ruolo bellissimo ma difficile da svolgere. Così come essere allenatori in una Scuola Calcio. Non è pos­sibile formarsi in una scuola speciale che prepari ad affrontare questi ruoli da esperti, soprattutto quello del genitore. Bisogna soltanto affidarsi al proprio buon senso. Non ci si può neanche illudere di poter trovare una sorta di libro tascabile, dove po­ter leggere la soluzione ad ogni problema in cui ci si imbatte. 
 
Allora la cosa migliore da fare è cercare di acquisire informazioni dalle situazioni che si incontrano nella quotidianità, e che ci possono arricchire. E soprattutto porsi ai propri figli, così come ai bambini che si allenano, con fermezza e fiducia, cercando di non in­vadere le esperienze che appartengono soltanto a loro con le nostre aspettative di adulti.
 
Dott.ssa Isabella Gasperini